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Mirari

Progetto per un edificio residenziale, San Donato 2021

L'intervento, progettato per Nexity, si colloca in un grande isolato che contiene il nuovo Centro Direzionale Eni di San Donato, in una zona intermedia tra due concezioni urbanistiche differenti: da un lato l’idea di "città giardino", cui si ispira dichiaratamente il progetto di Metanopoli. Dall’altra parte invece le architetture fortemente connotate del Centro Direzionale e degli altri edifici per uffici, seguaci di un’idea di “architettura-paesaggio”, che presenta un linguaggio architettonico identitario e unico per ogni intervento.

I due edifici di progetto, pur avendo un approccio volumetrico differente tra loro, presentano lo stesso linguaggio architettonico. La ricerca di una mediazione tra le due zone di confine, quella direzionale e quella residenziale, si manifesta anche al livello linguistico attraverso la scelta di elementi che conferiscono agli edifici un aspetto sì residenziale ma spiccatamente urbano. Gli edifici risultano sollevati tramite un piano terra aperto e sorretti da setti e pilastri che garantiscono la permeabilità visiva verso il verde più domestico dell’intervento. La relazione con il tessuto più minuto della città giardino è affidata al piano terra degli edifici che con la sua permeabilità visiva e le porzioni di verde collettivo crea un rapporto diretto con lo spazio aperto esterno al lotto.

Ampie logge creano una fascia verticale arretrata caratterizzata da colori di tonalità chiara e da parapetti in sottili barre metalliche verticali di colore bianco, che smaterializzano e ammorbidiscono la compattezza volumetrica complessiva. Gli edifici sono in parte rivestiti con finitura muraria in pannelli di diversa dimensione in tonalità grigio e da intonaco liscio fugato il cui disegno contribuisce alla composizione dei prospetti. Il grande frame metallico di colore bianco contiene le logge e parte dei volumi intonacati e ha una funzione prevalentemente urbana: all’ordine serrato delle facciate residenziali sovrappone un ordine architettonico più grande che permette agli edifici di dialogare con le grandi architetture degli uffici circostanti.

Le sistemazioni esterne del lotto tentano di assecondare la doppia natura del luogo, ovvero la necessità di avere un forte rapporto tra spazi privati e spazi pubblici della città, caratteristica del contesto in cui si situa il progetto, da un lato e la necessità di creare dei luoghi domestici e più privati dall’altro.




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Bruno Egger Mazzoleni
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